I macchiaioli e la fotografia

Nel centenario della morte di Giovanni Fattori, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze – Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti,ha celabrato, per l’intero 2008, organizzando mostre,conferenze e vari eventi, presentando al pubblico il personaggio piu' noto tra i Macchiaioli.

Il via e' stato dato il 4 Marzo 2008 con la presentazione dell’edizione anastatica dello Zibaldone di Telemaco Signorini, compagno di strada di Fattori.







Curata da Balloni, l’anastatica rende finalmente possibile la consultazione di un volume complesso quanto unico, in cui Signorini sintetizzò tutti i temi della modernità di allora e della sua ispirazione: la novità della fotografia, l’incisione, l’impegno sociale, il rapporto con Proudhon e col verismo. L’originale e' stato esposto alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, le copie sono state donate alle biblioteche pubbliche d’Italia.



In seguito e' stato organizzato un convegno sull' Effetto luce sulle tecniche di restauro dei dipinti dell’800, ideato in seguito agli interventi sulle opere fattoriane avviati alla Galleria d’arte moderna come Progetto Giovanni Fattori, mettendo per la prima volta a confronto i maggiori esperti internazionali sui temi della conservazione dei dipinti su tela e su legno del XIX secolo.



Dal 19 marzo al 29 giugno 2008 Villa Bardini ha ospitato la mostra Fattori e il Naturalismo in Toscana, curata da Francesca Dini, dedicata al Fattori naturalista, pittore dei campi.

Sono state esposte circa 40 opere, per lo più di grandi dimensioni, per mettere in luce il rapporto tra l’artista e alcuni epigoni toscani della generazione successiva (i Tommasi, Sorbi, Cecconi, Micheli, Panerai, Gioli, Cannicci, Ferroni).



Una mostra di nicchia, che arricchisce la parallela monografica di Livorno con un capitolo assai significativo circa il percorso di Fattori dal realismo al simbolismo.



In autunno l’Accademia di Belle Arti ha ospitato I luoghi di Giovanni Fattori nell'Accademia di Belle Arti di Firenze, Passato e Presente, affascinante retrospettiva di disegni, foto, oggetti, curata da Giuliana Videtta con Anna Gallo e allestita nelle aule dove il pittore studiò e insegnò, ambienti ripristinati e visitabili per la prima volta.



Il programma continua con la mostra L’altra faccia dell’anima. Ritratti di Giovanni Fattori, curata da Giuliano Matteucci e Carlo Sisi, presentata dalla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti su progetto dell’Istituto Matteucci, che, attraverso una mirata selezione di circa 60 ritratti,ha teso a rivelare l’artista in uno degli aspetti meno noti, ma certo tra i più complessi e sorprendenti della sua personalità: una fisionomia pittorica che, mutando nel tempo attraverso il costante aggiornamento dello stile, impone Fattori tra gli osservatori più attenti e acuti dell’anima del proprio tempo

La manifestazione giunge ora alla conclusione con la presentazione della mostra “I Macchiaioli e la fotografia”, ovvero quando l’obiettivo rivoluzionò il pennello, presentata al Museo Nazionale Alinari della Fotografia.






Una selezione particolarmente significativa di circa 200 opere tra fotografie (numerosi gli inediti), dipinti (di Fattori, Signorini, Boldini, Banti. Gioli, Cabianca) e raffronti iconografici.

Le opere sono disposte secondo un racconto in cinque capitoli:


1) Roma e la formazione di un codice visivo comune: i modelli fotografici per gli artisti;
2) Firenze e la cultura visiva dei Macchiaioli: modelli, luoghi e personaggi;
3) Banti, Cabianca, Signorini e la fotografia;
4) Un fotografo per i Macchiaioli;
5) La Marsiliana, luogo d’incontro tra pittura e fotografia.

Diventano così evidenti, non senza sorprese, le connessioni tra i due diversi modi di riprodurre la realtà. La fotografia fa propri i canoni estetici e le regole della pittura contribuendo così a trasformare le prospettive e le ricerche artistiche, in particolare dei Macchiaioli.
Non pochi utilizzarono le fotografie come strumenti di lavoro, alcuni vollero essere essi stessi fotografi. La capacità dell’obiettivo di captare i chiaroscuri, consente all’artista di isolare gli elementi portanti dell’immagine e di mettere in evidenza le qualità dei volumi.
La fotografia ha infatti dalla sua uno strumento linguistico formidabile: non deve, come la pittura, separare gli oggetti con linee di contorno, giacché procede per giustapposizioni di macchie di colore e di contrasti luci/ombre.Grazie al nuovo strumento si fa dunque strada un diverso rapporto con la realtà visiva e diventa possibile una poetica della luce come elemento di un ritrovato naturalismo.
Tutto ciò nel contesto di un dialogo tra pittura e fotografia che in Toscana animò, appunto, la cultura artistica della Macchia, così come in Francia alimentò la straordinaria stagione degli Impressionisti.









Fonti:Firenze per Fattori,Museo Alinari della Fotografia

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